
Quello che Valeria Cherchi ha compiuto è un viaggio fotografico nel tempo e nello spazio. Il titolo del progetto della giovane fotografa sarda è “Some of you killed Luisa” e prende le mosse dall’esigenza dell’autrice di raccontare una delle pagine più buie della storia dell’isola, quella legata all’Anonima Sequestri. Nel progetto si intersecano fotografia, ricerca e scrittura.
Le fotografie allora segnano un salto in Barbagia, tra gli anni Sessanta e Novanta, nel luogo e nel periodo che sono stati teatro di oltre duecento sequestri di persona a scopo estorsivo. Una piaga sociale che ha travalicato i confini regionali per diventare tristemente quasi un marchio nazionale. Ed è un salto nel cuore di una Sardegna che ormai non è conosciuta perché è stata soppiantata dalle immagini patinate e bellissime della Costa Smeralda.
Il libro nato dal progetto fotografico, che prende il titolo dalla scritta rinvenuta sul muro di una chiesa nel paese di Lula nel 2003 dopo l’uccisione a colpi d’arma da fuoco della 14enne Luisa Manfredi, è pubblicato dalla casa editrice The Eriskay Connection nel 2020 a cura di Federica Chiocchetti, fondatrice di Photocaptionist. La storia di Luisa e quella del piccolo Farouk Kassam, che proprio in quella zona, nel ’92, fu sequestrato e poi liberato dopo sei mesi di prigionia, sono il filo conduttore del progetto, il cuore del racconto.
Nel 2016, Valeria Cherchi, artista nata e cresciuta in Sardegna, decise di mettersi in macchina per condurre una ricerca nell’area geografica della Barbagia, teatro tra gli anni Sessanta e Novanta di oltre duecento sequestri di persona a scopo di estorsione. Tra questi, all’inizio degli anni Novanta, si ricorda quello di un bambino di sette anni, Farouk Kassam. L’11 luglio 1992 Farouk venne rilasciato in circostanze ancora oggi non del tutto chiare a pochi chilometri dal paese di Orgosolo dopo un sequestro durato sei mesi. Il 26 dicembre 2003, undici anni dopo, su di un muro nei pressi della chiesa principale, a pochi passi dal municipio di Lula, compare la scritta «Qualcuno di voi ha ucciso Luisa». Un mese prima, il 25 novembre 2003, la quattordicenne Luisa Manfredi fu assassinata a colpi di arma da fuoco sul terrazzo della sua casa di Lula, dove viveva con la madre Laura e i due fratelli. I responsabili e il movente di quel gesto non sono ancora stati trovati.
Fotografia, ricerca e scrittura
È dai misteri irrisolti di queste storie che nasce Some of You Killed Luisa nel quale la fotografa e autrice Valeria Cherchi firma sia i testi che le immagini. Pubblicato dalla casa editrice The Eriskay Connection nel 2020 a cura di Federica Chiocchetti, fondatrice di Photocaptionist, il progetto nasce nel territorio di sperimentazione della narrazione contemporanea nella quale si intersecano fotografia, ricerca e scrittura. Attraverso le storie di Farouk Kassam e di Luisa Manfredi, l’autrice ha cercato di decodificare la complessa struttura del fenomeno dei rapimenti in quella terra «senza nessuna censura, ma nei limiti del rispetto della privacy delle persone e dei protagonisti delle storie», sottolinea l’autrice. In quelle zone impervie e misteriose della Barbagia, distanti per tradizioni, struttura economica e conformazione territoriale dall’immagine stereotipata della Sardegna della Costa Smeralda, Valeria Cherchi si è calata in punta di piedi in quel fitto groviglio di codici, di riti cattolici e di usanze che costituiscono l’impenetrabile tessuto sociale fatto di regole non scritte delle comunità rurali.
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Nato a Catanzaro nel 1984, è giornalista, fotografo e consulente di comunicazione. Attualmente collabora con Gazzetta del Sud e dirige il magazine della Camera di Commercio di Catanzaro CalabriaFocus.it. Nella sua fotografia ha introdotto gli elementi della professione giornalistica concentrandosi sul reportage (anche nelle cerimonie) e sulla narrazione per immagini della realtà. Alcuni suoi reportage sulla baraccopoli di Rosarno sono stati pubblicati dal Corriere della Sera.