

A cavallo tra fotografia e videografia, tra tempo libero e utilizzo professionale, i droni hanno rivoluzionato l’approccio al racconto per immagini. Che si tratti di reportage o di cerimonie, di racconti di viaggio o addirittura di news, l’utilizzo di immagini riprese attraverso un drone ha aggiunto un punto di vista del tutto nuovo sugli eventi e sui luoghi, infondendo nuove emozioni nello spettatore.
Per comprendere com’è stata possibile questa evoluzione e soprattutto come si sta ulteriormente evolvendo il mondo dei droni, abbiamo deciso di parlarne con Simone Rudas che dal 2019 ricopre il ruolo di Brand & Marketing Manager DJI all’interno di Fowa S.p.A., società che distribuisce – tra gli altri marchi – i prodotti dell’azienda cinese in Italia.
Ventisei anni, appassionato di fotografia e videomaking, Simone è entrato a far parte di Fowa nel 2017, proprio l’anno in cui l’azienda ha iniziato il suo rapporto con DJI.
Simone, partiamo da quella che è stata l’escalation nella diffusione dei droni nel mercato foto e video: in pochi anni il drone è passato da strumento per pochi a prodotto per i più svariati utilizzatori
«La grande evoluzione tecnologica e il grande lavoro di Ricerca e Sviluppo hanno sicuramente contribuito alla realizzazione di prodotti sempre più efficienti, sicuri e performanti che hanno permesso a chiunque di poter pilotare un drone. Se torniamo indietro di una decina di anni il mondo dei droni era principalmente formato da UAV (Unmanned aerial vehicle, ndr) auto-costruiti o impiegati nel modellismo, quindi molto complessi da utilizzare. DJI è sicuramente la pioniera di questo mondo: nel 2013 con il lancio del primo drone consumer ready-to-use per tutti ha dato inizio a una nuova era».
DJI per prima, quindi, ha iniziato a pensare al drone come uno strumento non solo professionale, ma anche per il tempo libero o per appassionati.
«Esattamente, vi racconto un po’ la storia: DJI viene fondata nel 2006 da Frank Wang all’età di 26 anni a Shenzhen, in Cina, dopo aver vinto un premio di 2.300$ a un contest di robotica tenutosi presso l’università di Hong Kong. Da lì è stato un crescendo, fino al 2013 che è stato l’anno della svolta per DJI quando è stato lanciato sul mercato il Phantom, il suo drone più venduto al mondo.
Nel frattempo, in nove anni l’utile di DJI è cresciuto di 100 volte. Nel 2016, con l’introduzione di un drone rivoluzionario come il Mavic Pro, il primo drone foldable sul mercato, il successo si è confermato e rafforzato. Ad oggi, DJI conta circa 14.000 dipendenti e una quota di mercato superiore all’80%, con un fatturato di circa 3 miliardi di dollari. E pensate che si definiscono ancora una start-up…».
Una vera e propria rivoluzione nell’approccio al mercato confermata con l’introduzione del DJI Mavic Mini, un prodotto economicamente abbordabile per molte tasche ma non per questo povero di qualità.
«La rivoluzione dura già da diversi anni e sicuramente il DJI Mavic Mini è stato un drone che ha ottenuto un successo enorme. Il motivo è molto semplice: il suo peso. Da gennaio 2021 siamo passati alla nuova regolamentazione EASA e il Mavic Mini, con i suoi 249gr., non richiede l’attestato pilota, il che l’ha reso appetibile a tantissimi. DJI con il suo Mavic Mini e Mini 2 è riuscita a trovare il mix perfetto tra qualità, facilità di utilizzo, prestazioni, il tutto con un prezzo alla portata di tutti».
A parte gli aspetti ludici o legati a foto e video, però, il SAPR è uno strumento che si sta rivelando molto utile in tanti altri campi di applicazione.
«Corretto, ormai siamo abituati a vedere immagini aeree in qualsiasi documentario o film, ma non è più solo così. I droni di oggi, in particolare quelli DJI, grazie alla loro elevatissima tecnologia, hanno permesso di affacciarsi in nuovi ambiti di applicazione come quello industriale ed agricolo.
Ad esempio, molte aziende nel mondo industriale optano per la scelta di un drone per condurre operazioni di sorveglianza, fotogrammetria, mappatura dei terreni, sicurezza urbana, ecc.
Vediamo sempre di più operazioni svolte da droni con metodi innovativi, operazioni che fino a pochi anni fa erano impensabili. Tutto ciò viene fatto semplificando i processi e aumentando la sicurezza».
Qual è, dunque, la direzione dell’evoluzione tecnologica e quindi quella del mercato?
«La direzione dell’evoluzione tecnologica è sicuramente quella di andare verso l’automazione di determinati processi grazie all’impiego dei SAPR. Si sta iniziando a parlare in modo concreto di volo autonomo o programmato, questo permetterebbe sicuramente di fare un grande passo in avanti.
Di pari passo va il mercato, in quanto si adatta a questo importante cambiamento creando nuovi bisogni ed offerte. Faccio un esempio: sappiamo che il mondo dell’agricoltura in Italia da sempre occupa una fetta importante. Si sente parlare da anni di Agricoltura 4.0, ovvero rendere tutto più efficiente grazie all’impiego di nuove tecnologie e nuove soluzioni innovative con un occhio di riguardo all’impatto ambientale per essere sempre più smart ed ecosostenibili. In particolare, in Fowa, abbiamo iniziato a lavorare intensamente su queste nuove tecnologie perché crediamo che siano il vero futuro: immaginare che programmando un drone si potranno effettuare trattamenti automatici su una coltivazione o analizzare lo stato di salute di un terreno è assolutamente incredibile! Lo è ancora di più se pensiamo che oggi queste operazioni vengono svolte da macchinari come trattori o dall’uomo stesso, spendendo energie e costi importanti.
Numerosi saranno i vantaggi: lavorare su terreni difficili non raggiungibili da altri mezzi, risparmio di acqua, prodotti chimici e tempo e favorire agricolture intelligenti.
Possiamo dire, quindi, che nei prossimi anni i sistemi aeromobili a pilotaggio remoto saranno sempre più parte integrante nello svolgimento delle nostre attività lavorative e non».
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Nato a Catanzaro nel 1984, è giornalista, fotografo e consulente di comunicazione. Attualmente collabora con Gazzetta del Sud e dirige il magazine della Camera di Commercio di Catanzaro CalabriaFocus.it. Nella sua fotografia ha introdotto gli elementi della professione giornalistica concentrandosi sul reportage (anche nelle cerimonie) e sulla narrazione per immagini della realtà. Alcuni suoi reportage sulla baraccopoli di Rosarno sono stati pubblicati dal Corriere della Sera.